Conseguentemente agli accordi sottoscritti, per il restauro di Villa Argentina viene reso disponibile da parte del Ministero dei Beni Culturali uno stanziamento complessivo di lire 2.160.000.000 distribuiti in due tranches, rispettivamente di lire 1.730.000.000 nell’anno 2000 e di lire 430.000.000 nell’anno 2001, in virtù del quale la locale Soprintendenza si interessa di redigere il progetto.
Al momento dell’acquisto, la Villa è totalmente inutilizzata ed in stato di abbandono, dopo che era stata adibita a pensione-albergo per circa trent’anni. Lo stato di incuria, per quanto pesante, non ha tuttavia compromesso gli elementi maggiormente caratterizzanti l’edificio liberty e le finiture esterne: le decorazioni ed i fregi paretali sia all’interno che all’esterno, se pur degradati, sono ancora presenti, mentre le ceramiche delle facciate su disegno di Galileo Chini, realizzate dalla manifattura Chini di Borgo San Lorenzo, risultano integre, ma con imminente rischio di distacco. L’analisi delle strutture rileva prioritariamente alcuni avvallamenti nei solai del piano secondo con una lesione importante sul piano di calpestio, il cedimento di un pilastro del piccolo terrazzo prospiciente la via Vespucci, il deterioramento della gronda al di sopra del loggiato lungo il cortile est della proprietà, la compromissione in larga parte degli infissi interni ed esterni con manifestazione di notevoli
infiltrazioni di acqua piovana nei locali. L’elemento di maggior criticità, che rappresenta il segno di uno stato di degrado diffuso, è costituito dai danni rilevabili in alcuni locali causati dagli interventi effettuati per la realizzazione di servizi igienici a corredo delle camere dell’albergo, il deterioramento degli stucchi e delle decorazioni dei saloni posti al piano terra dell’edificio ove, i dipinti di Giuseppe Biasi presenti nella sala da ballo del piano terra, versano in cattivo stato di conservazione, danneggiati nella parte inferiore a causa dell’umidità con allentamenti della tela, sollevamento e caduta della superficie pittorica, fori, abrasioni, ossidazioni del colore ed in alcuni punti anche ridipinture. Tutti gli impianti risultano fuori norma e il piccolo edificio costruito sul confine nella parte posteriore dell’edificio principale si presenta in uno stato di completo abbandono. Lo stato di degrado è tale che, prima di dare inizio ai lavori di restauro, si sono resi necessari interventi di disinfestazione da insetti e roditori, rimozione di materiali presenti in vari locali a seguito di fenomeni di abusivismo e pulizia degli interni e degli esterni. Il primo lotto di interventi finanziato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, secondo il progetto a firma dell’arch. Glauco Borella della Soprintendenza, contempla interventi ai vari piani della Villa consistenti nel completo rifacimento della copertura (circa 550 mq), nel restauro dell’apparato ceramico in maioliche decorate di Galileo Chini, nella demolizione, ripristino e rifacimento degli intonaci degradati, nella realizzazione degli impianti elettrici, idraulici e di riscaldamento, nel restauro, demolizione e sostituzione di pavimenti completamente degradati e di quelli non conformi al linguaggio stilistico dell’immobile oltre che nella realizzazione di interventi di rifunzionalizzazione dell’esistente mediante l’individuazione di appositi spazi per la realizzazione dei vani ascensore e di una zona per servizi igienici. I lavori, condotti con la direzione lavori dell’arch.Glauco Borella, si interrompono nel febbraio 2003 per l’esaurimento dei fondi dovuto a impreviste e più complesse lavorazioni resesi necessarie sulla struttura della copertura che avevano comportato costi maggiori rispetto a quanto preventivato.